Con un miliardo e 250 milioni di abitanti è il secondo
paese più popoloso al mondo dopo la Cina. Nonostante il
tasso di natalità si sia ridotto, è probabile che
entro il 2030 la popolazione dell'India raggiungerà quella
della Cina.
il 70% della popolazione vive in zone rurali
il 30% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà
un lavoratore agricolo guadagna dalle 7 alle 33 rupie al giorno
un impiegato guadagna 380-850 rupie al giorno
(1 rupia = 0,02 euro)
Solo il 3% della popolazione gode di un reddito annuo superiore
ai 2500$ (circa L.3.500.000)
La progressiva liberalizzazione dei mercati sta incrementando
la differenza tra ricchi e poveri; la classe media, che conta
circa 150 milioni di persone, si permette uno stile di vita anche
troppo comodo, con servitori e abitazioni di lusso. In molte baraccopoli
delle città, come Bombay e Calcutta, vivono in una sola
stanza dalla cinque alle nove persone; poche abitazioni negli
"slums" hanno servizi sanitari. Solo a Bombay 100.000
persone vivono per le strade.
I disoccupati urbani sono stimati intorno ai 37 milioni
Il tasso di alfabetizzazione è di circa il 52%
Il processo di liberalizzazione in atto in India da un decennio,
lungi dal realizzare la promessa di una “crescita economica
con giustizia”, allarga ulteriormente la forbice tra ricchi
e poveri, abitanti delle città e abitanti delle campagne
ed emargina sempre di più i dalit (intoccabili)
e i membri dei numerosi gruppi tribali. Questi ultimi, divisi,
isolati e con scarse capacità organizzative, costituiscono
i gruppi sociali a più alto rischio, vittime di soprusi
e violazioni dei diritti umani, notificati quasi quotidianamente
dalla stampa locale.
A partire dal 1951, potenti interessi hanno privato i gruppi etnici
dei loro diritti tradizionali alle risorse naturali (terra, foresta,
minerali, acqua). La costruzione di dighe, lo sfruttamento delle
miniere, gli insediamenti industriali e l’istituzione di
riserve naturali indicatori di sviluppo per il Paese, ha significato
per 21,3 milioni di persone, la maggioranza delle quali appartente
a gruppi tribali, la perdita della terra, l’allontanamento
forzato dal proprio habitat, l’emigrazione senza alcuna
garanzia di reinsediamento altrove e nessuna possibilità
di godere dei benefici dello sviluppo.
Il pluralismo culturale, sancito dalla Costituzione, viene di
fatto osteggiato e i gruppi etnici sono
vittime anche di un processo di integrazione forzata incoraggiato
e sostenuto dai nazionalisti hindù.
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